viaggio India : Mumbai la porta dell’india ,A Mumbai ( l’antica Bombai) si sfornano centinaia di pellicole cinematografiche all’anno che danno un giro d’affari in grado di fare impallidire l’occidentalissimo Hollywood , da qui il termine Bollywood ,e proprio qui nella patria dei film indiani il mercato immobiliare vede crescere il suo business fino a superare quello di New York: qui un fazzoletto di terra può arrivare a costare il doppio del corrispettivo di Manhattan!
Il nome Bombay fu mutato ufficialmente in Mumbai nel 1995,in onore della dea adorata dai primi abitanti,ma il vecchio nome persiste nell’uso quotidiano,tanto che possono passare diversi giorni di permanenza nella metropoli prima di sentire il nome Mumbai. A Mumbai si trova la sede di tutti i principali istituti di credito,finanziari,assicurativi e di investimento dell’India.Qui sono attivi la più grande Borsa e il porto intercontinentale dall’attività frenetica.
Le sette isole che hanno dato origine alla città facevano parte della dote della principessa portoghese Caterina di Braganza,andata in sposa al re inglese Carlo II nel 1662. Nel 1668,il governo inglese le affittò alla Compagnia delle Indie Orientali,per 10 sterline annue. La Compagnia che aveva ricevuto il proprio statuto dalla regina Elisabetta I nel 1600,poteva fare le proprie leggi ed esigere le tasse. Ma il clima era così insalubre a causa della malaria che degli 800 inglesi che vi vivevano nel 1692,700 morirono quello stesso anno! Comunque ,Bombai divenne presto il fulcro commerciale della costa ovest dell’India. Da allora questa città dalle mille opportunità non ha mai smesso di attrarre persone in cerca di successo e di riscatto.
Dai parsi,eredi degli zoroastriani emigrati dalla Persia,tra cui figurano da sempre famiglie dell’aristocrazia industriale e finanziaria locale come i Tata,ai musulmani arroccati in Mohammed Ali Road e ai cristiani della microscopica comunità di Kotachiwadi,fino alla moltitudine che popola lo slum di Dharavi che ,con i suoi 700.000 abitanti almeno è il più grande dell’Asia ma,contrariamente a quello che si può pensare non è un inferno senza ritorno ma una realtà economica di piccoli artigiani e microindustrie che genera ogni anno un fatturato annuo di oltre un miliardo di dollari di esportazioni.
Smisurata,cara,inquinata,sovrappopolata,Crazy City come la definiscono con affettuosa e disincantata lucidità i suoi abitanti,sa però essere anche affascinante,tanto è vero che dopo averne detto tutto il male possibile pochi sarebbero disposti a lasciare questo microcosmo dell’India in cui si trova tutto il meglio e il peggio del Paese.
In questa città “dove tutti sono troppo occupati a fare soldi” ogni mattina alle nove i treni riversano dalle sterminate periferie a nord della città una marea di pendolari,per l’esattezza 6 milioni,negli uffici e nei negozi di quella che secondo i politoligi ed economisti è destinata a diventare uno dei cuori pulsanti di Cindia,il fortunato neologismo che riassume il glorioso futuro di India a Cina.
Come tutta l’India anche Mumbai sta cambiando lentamente e quasi sottopelle,un Ganesh che avanza con cautela nella fitta foresta globale più che una nuova tigre asiatica.
Le lobby dell’edilizia hanno portato ad uno sfruttamento sregolato dei terreni a scopo privato e così al posto di scuole ed ospedali sono sorti nuovi quartieri residenziali in “stile coloniale spagnolo” pubblicizzati dalle riviste alla moda.Una speculazione che alimenta una lucrosa attività criminale.
Uno dei tanti miracoli quotidiani e anche una contraddizione se si pensa al fitto fiorire dei monumenti della globalizzazione dei Mc Donald,è l’immensa catena di Sant’Antonio che dalle periferie agli uffici del centro si occupa di trasportare a migliaia di impiegati il pranzo di mezzogiorno arrivato caldo da casa. A questo provvedono i dabbawalla,mitici uomini vestiti di bianco che con sincronia svizzera non sbagliano di un indirizzo!