Gokarna è una città nella regione costiera del nord del Karanata nel distretto di Uttar a circa 475 km da Bangalore e a circa 200 a sud di Goa. Si crede che Lord Shiva sia emerso da un orecchio di mucca (Prithvi, la madre terra) e Gokarna in sanscrito significa “orecchio di vacca” poiché qui la confluenza di due fiumi il Gangavali e il Aghanashini ha la forma di un orecchio. Gokarna è una città sacra votata a Shiva, il dio distruttore, ed è abitata soprattutto da bramini, la più alta casta indù, da sacerdoti e intellettuali. Li si incontra all’ingresso dei templi o sulle verande, avvolti in un tessuto bianco che lascia il petto nudo, per rispetto agli dei. Le loro case si aprono con un salone in cui fare entrare e deambulare le vacche. I bramini, con le teste rasate, celebrano cerimonie nei tanti templi cittadini. Negli ultimi anni Gokarna è diventata l’ultima meta dei viaggiatori che vogliono fuggire al turismo di massa e alla globalizzazione. Sono migrati qui anche i vecchi e i nuovi hippy della vicina Goa, ormai super commercializzata e invasa da charter che sbarcano un milione e mezzo di turisti l’anno. La sua via dei templi sbuca su di un arenile lungo sette chilometri, animato dal lavoro dei pescatori. La lunga spianata di sabbia verso nord è semideserta, costeggiata da guesthouse molto spartane che si mimetizzano nella boscaglia. Gokarna è una città nella regione costiera del nord del Karanata nel distretto di Uttar a circa 475 km da Bangalore e a circa 200 a sud di Goa. Si crede che Lord Shiva sia emerso da un orecchio di mucca (Prithvi, la madre terra) e Gokarna in sanscrito significa “orecchio di vacca” poiché qui la confluenza di due fiumi il Gangavali e il Aghanashini ha la forma di un orecchio. Gokarna è una città sacra votata a Shiva, il dio distruttore, ed è abitata soprattutto da bramini, la più alta casta indù, da sacerdoti e intellettuali. Li si incontra all’ingresso dei templi o sulle verande, avvolti in un tessuto bianco che lascia il petto nudo, per rispetto agli dei. Le loro case si aprono con un salone in cui fare entrare e deambulare le vacche. I bramini, con le teste rasate, celebrano cerimonie nei tanti templi cittadini. Negli ultimi anni Gokarna è diventata l’ultima meta dei viaggiatori che vogliono fuggire al turismo di massa e alla globalizzazione. Sono migrati qui anche i vecchi e i nuovi hippy della vicina Goa, ormai super commercializzata e invasa da charter che sbarcano un milione e mezzo di turisti l’anno. La sua via dei templi sbuca su di un arenile lungo sette chilometri, animato dal lavoro dei pescatori. La lunga spianata di sabbia verso nord è semideserta, costeggiata da guesthouse molto spartane che si mimetizzano nella boscaglia. Meta costante di pellegrinaggio, Gokarna è percorsa più volte all’anno da celebrazioni e processioni, la più importante di questa è il Shivarastri, una processione religiosa con carri, fuochi ed elefanti. Depositari del mito della purezza, i bramini sono vegetariani (in città non si trova nemmeno un uovo) e vietano la costruzione di hotel all’occidentale a lato dei dieci chilometri di favolose spiagge che circondano la cittadina.