Musica classica indiana , La tradizione musicale dell’India è antica di secoli, il primo trattato che ci è rimasto risale almeno al quinto secolo dopo Cristo, se non a un’epoca precedente. Gli invasori mussulmani, che si erano stabiliti nell’India settentrionale durante il dodicesimo secolo dopo Cristo, parlavano con ammirazione e rispetto della musica Indiana come di una delle glorie della cultura di quel Paese.Nella tradizione indù e mussulmana, i musicisti che hanno raggiunto livelli eccelsi sono chiamati rispettivamente Pandit e Ustad. Durante l’apice della cultura Sufi, spesso accadeva che i mussulmani cantavano i bhajans o viceversa.
Essi stessi esercitarono un’enorme influenza sulla tradizione musicale locale e di conseguenza negli ultimi quattrocento anni ci sono stati due tipi distinti di musica in India, quello del Nord Hindustano e quello del Sud (karnataka). Ma tutti e due i tipi hanno molto in comune: gli elementi di base sono la melodia e il ritmo, perché armonia , progressione di accordi e contrappuntonon hanno mai attirato l’orecchio indiano. Per cui gli elementi fondamentali sono il raga , il tala ,l’accompagnamento.
Il raga- Non si può fare una descrizione breve e contemporaneamente accurata del raga, è costituito da una serie di note (non una scala e nemmeno un modo) che compiono un movimento ascendente e discendente, con l’inclusione di microtoni e di accenti su note particolari. Si possono avere cinque, sei, sette o più note, ma non necessariamente lo stesso numero nella fase ascendente e discendente. Questo movimento ascendente e discendente è ulteriormente complicato dall’uso di note accidentali e di un moto sinuoso.
Le note nella musica classica indiana vengono chiamate differentemente e precisamente:
- Sa = Do
- Re = Re
- Ga = Mi
- Ma = Fa
- Pa = Sol
- Dha = La
- Ni = Ti
Una descrizione più accurata del raga dovrebbe anche parlare del momento della giornata in cui viene eseguito, e sullo stato d’animo relativo.
Questa è una piccola lista non esaustiva degli strumenti musicali utilizzati per l’esecuzione di un raga:
- Veena
- Sitar
- Sarod
- Shehnai
- Flauto Bansuri
- Santoor
- Violino
- Harmonium
- Chitarra Indiana
Il tala – Se il raga fornisce il linguaggio o la struttura che organizza e governa la melodia, il tala fa la stessa cosa per il ritmo, spesso suonato con le tabla . Un tala può essere descritto come un gruppo di colpi ritmati.
Le strutture ritmiche dei tala sono molto complesse e vengono trasmesse ed insegnate con una sillabazione ad imitazione, chiamata bol, dei vari suoni ottenuti con le tabla.
I tala industani sono costituiti da sei, sette, otto, dieci, dodici, quattordici o sedici colpi ritmati, e quest’ultimo tipo è il più comune e viene chiamato tintal. I colpi in un tintal sono raggruppati e accentati in modo caratteristico ma l’enfasi maggiore è sempre sul primo, che viene chiamato sam e che è anche l’ultimo del tala, si potrebbe aggiungere che il tintal è diviso in gruppi di quattro battute: 4+4+4+4.
Il primo, il secondo e il quarto gruppo si possono dire accentati, il terzo relativamente senza accento. Benché il sam sia quello a cui si dà più enfasi, non è necessariamente suonato con un accento eccessivo tutte le volte: può anzi essere proprio la sua assenza di accentazione a caratterizzare il pezzo.
Questa descrizione piuttosto rozza del tala non esprime di certo le sottigliezze dell’esecuzione, né più né meno di quanto si riesca a parole ad esprimere le sottigliezze espressive di un raga.
Nella tipica esecuzione di musica classica hindustana, per prima cosa il raga viene sviluppato da un assolo dello strumento melodico solista (sitar, sarod o sarangi) e ciò può durare anche metà esecuzione. Dopo ci sarà una sequenza invariabile di tre parti, con un tempo che passerà da molto lento a piuttosto veloce: alap, jod e jhala. L’alap è la parte più lunga e più importante, una lenta, seria ed estesa esposizione del raga senza accompagnamento e senza una precisa cadenza ritmica che riflette di fatto lo stile vocale, di solito seguendo uno schema ascendente che parte dalla nota più bassa del raga.
Jod e jhala. La parte seguente dell’alap, jod, è caratterizzata da un ritmo regolare, lento all’inizio, ma che diventa più veloce via via che ci si sposta impercettibilmente verso la parte più energica, jhala, che non ha tanto a che fare con l’esposizione della melodia, quanto con l’intento di creare un clima di eccitazione.
Ci può essere poi una pausa nell’esecuzione, per accordare gli strumenti, o si può continuare con il passaggio improvviso a una melodia limpida da parte del solista che invita il suonatore di tabla a seguirlo. La tabla da quel momento in poi mantiene il particolare tala (o taal), cioè la particolare figura ritmica ciclica spiegata precedentemente, come accompagnamento alle melodie precomposte conosciute con il nome di gat.
Dopo l’esecuzione iniziale di una melodia gat (che in genere è lunga come un ciclo di tala) i suonatori passano velocemente all’improvvisazione. Spesso solista e accompagnatore giocano fra di loro scambiandosi i ruoli: il suonatore di tamburo esegue il tala mentre il solista improvvisa, oppure il solista espone un gat senza abbellimenti mentre l’accompagnatore si esibisce come improvvisatore.
I musicisti si possono anche impegnare in uno scambio che è una sfida all’imitazione: il solista suonerà una serie di frasi melodiche, sfidando l’accompagnatore a riprodurle ritmicamente. Il gat viene suonato con crescente complessità diventando un jhala e finisce con un tehai, una frase ripetuta tre volte che termina sul primo bit del ciclo ritmico, chiamato Sam.